Tasse e Normativa Forex


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Il mercato Forex è un mercato facilmente accessibile per molti investitori, basta avere un capitale.
E’ un mercato relativamente nuovo, poiché è soltanto negli ultimi anni che c’è stata una vera esplosione di interesse da parte di nuovi traders. Questo ha portato alla nascita di nuovi broker ed all’esigenza di iniziare a fare chiarezza sulla normativa generale e sulla tassazione dei proventi provenienti da tale tipo di attività.

C’è sempre stata un po’ di confusione a riguardo, e trader e commercialisti sono dovuti andare ad interpretare varie norme per capire quale fosse la più adatta.

Fino al 2010 si faceva affidamento al D. Lgs. 461/97 (tassazione capital gain sulle valute), secondo il quale i guadagni derivanti da operazioni sul Forex venivano tassati soltanto se, nell’anno solare, la giacenza complessiva di tutti i depositi e conti correnti non era superiore alla cifra di € 51.645,69 (100 milioni delle vecchie lire) per almeno 7 giorni lavorativi consecutivi.

Quindi in Italia la tassazione scattava quanto le operazioni di trading duravano più di sette giorni lavorativi. In questo caso bisognava indicare nella dichiarazione dei redditi tramite il modello unico tutte le plusvalenze.

Gran parte dei traders chiude l’operazione in giornata, ed in base alla normativa esistente fino al 2010 i loro guadagni non venivano tassati. La maggior parte delle operazioni di speculazione durano da pochi minuti a poche ore, quindi per molti traders sette giorni è una durata già abbastanza lunga.

Nel corso del 2010 qualcosa è cambiato, e l’Agenzia dell’Entrate ha aggiornato le regole. Prima del 2010 (precisamente prima del 6 luglio) il Forex non era considerato strumento finanziario, adesso le cose sono ben diverse.

Il nuovo articolo 1 del Testo unico della finanza (Tuf) ha inserito il Forex nella categoria degli strumenti finanziari derivati.

Adesso le plusvalenze derivanti dal trading devono essere dichiarate nella dichiarazione dei redditi, e sono assoggettate ad una tassazione del 12,5 %, uguale a quella che si è sempre applicata su un normale strumento finanziario.

Secondo alcune interpretazioni la situazione era peggiorata, e bisognava pagare la tassa sul capital gain del 12,5 % senza la possibilità di portare in deduzione le minusvalenze, se non su base giornaliera.

Dato che il trading è fatto di operazioni in perdita e operazioni in guadagno, una cosa del genere sarebbe stata la rovina del trader, e del trading in generale.

Successive ed accurate interpretazioni hanno chiarito che c’è sempre la tassazione del 12,5 % ma con la possibilità di portare in deduzione le minusvalenze per 3 anni nel cosiddetto “zainetto fiscale”.

Lo zainetto fiscale è un credito che il trader può accumulare con le perdite, e tale strumento è valido per gli anni successivi.
Per fare un esempio, se un trader realizza una perdita di 1.000 €, non pagherà le tasse sui primi 1.000 € di guadagno dei quattro anni successivi.

La situazione di oggi

Oggi i guadagni del forex sono tassati con aliquota del 20% che si applica sulla somma algebrica dei differenziali realizzati. Chi opta per il “regime del risparmio amministrato” non dovrà fare alcuna dichiarazione perchè penserà a tutto l’intermediario finanziario, che opera come sostituto d’imposta.
Chi opta invece per il “regime del risparmio dichiarativo” dovrà versare l’imposta dovuta in sede di presentazione della dichiarazione dei redditi.

Esempio pratico di calcolo della tassazione forex

01/06/2012 plusvalenza di euro 1.000
07/06/2012 minusvalenza di euro 500
20/06/2012 plusvalenza di euro 150
29/06/2012 minusvalenza di euro 200

capital gain netto” pari a 450 euro
Imposta da versare: 90 euro (20% di 450 euro)

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